- Km e Tempo di percorrenza: 3.8 km | 1.5 h
- Dislivello in mt (somma di tutte le salite): 31m
- Difficoltà: Facile
- Punto di partenza: Parcheggio dietro al Santuario Madonna dell'Albera a Istrana
- Descrizione breve: Percorso naturalistico ad anello che ripercorre i cambiamenti avvenuti nei terreni umidi del territorio nel tempo. Cammineremo tra campi coltivati e boschetti seguendo il Canale di Gronda.
- Passeggino/Carrozzina: Sì
Il percorso
Nuovamente vicino alle sorgenti del Sile ad a scoprire queste vie di campagna. Il percorso è tabellato ma in alcuni casi indicano direzioni errate. Seguendo però descrizione e foto non ci sono problemi. Si può fare con il passeggino ma non subito dopo delle giornate di pioggia perchè potreste trovare frequenti pozzanghere.
Dopo aver parcheggiato e scaricato zaini e figli ci dirigiamo verso la stradina che passa alla destra del Santuario e raggiungiamo la strada principale (Via Castellana). Giriamo a sinistra fino a raggiungere le striscce pedonali e attraversiamo la strada rimanendo sempre su Via Castellana.
Di Fronte a noi c'è un vigneto e il cartello "Oselada" un vecchio sistema di uccellagione attivo fino agli anni 50. Andiamo avanti lungo via Castellana, i bimbi notano subito una muretta bassa e si mettono a camminare facendo gli equilibristi, Samuele scalpita sullo zaino perchè vorrebbe farlo anche lui, ma ha voluto salire subito nello zaino e quindi resta dov'è, magari la prossima volta si mette subito in cammino seguendo i fratelli.
Raggiungiamo il cartello di Ospedaletto e attraversiamo la strada seguendo le indicazioni del cartello del percorso. Percorriamo quindi la stradina bianca, da un lato un bel bosco di pioppi e dall'altro i capannoni che fanno un po' di chiasso.
Passo dopo passo abbandoniamo la vista del cemento e siamo completamente all'interno di questo bel pioppeto. Caminiamo lungo la stradina senza mai deviare (anche se i cartelli a volte indiano il contrario), facciamo una curva e poi con un bel rettilineo giungiamo ad un ponte sul "Canale di Gronda".
E qui ci scateniamo un po' a tirare qualche sassolino nel canale e a rincorrere Samuele che vorrebbe farsi il bagnetto. Dopo il ponte giriamo a sinistra (e non a destra come indicato dai cartelli) e seguiamo i bordi del canale.
La vegetazione è talmente alta che non scorgiamo più l'acqua, vediamo il cartello Riva Alta (un probabile insediamento del Paleolitico) e poco dopo tra la vegetazione Samuele ci dice: "Acqua" ed in effetti la vegetazione in alcuni punti diventa più rada aprendo la vista sul piccolo canale.
Poco più in la ci sono alcune case e siamo nei pressi di un nuovo ponte, lo attraversiamo e poi subito a sinistra per il piccolo vialetto e poi a destra per addentrarci letteramente in un nuovo boschetto.
Samuele se la ride nello zaino con la mamma e ogni tanto prova a prendere qualche foglia dagli alberi ai lati del sentiero. Gli alberi spariscono e un caldo sole ci riscalda. In poco tempo raggiungiamo un bivio contrassegnato con il pannello Strada del Bosco e deviamo verso sinistra fino a raggiungere la Piovega del Bosco (uno degli affluenti maggiori che alimentava l'antico rio), poi torniamo indietro sui nostri passi e raggiunto il Capitello della Madonna del Bosco per poi andare a destra.
La via è quieta e dico a Evelina che è tempo per Samuele di far due passi anche lui che non mi diventi un bradipo. Lo facciamo scendere e inizia a trotterellare per la strada, a volte sembra ubriaco.
Raggiungiamo la Busa delle Ninfee e poco un bel salice piangente nei pressi del Canton dei Seri. Proseguiamo lungo questo viottolo con le Prealpi Trevigiane a fare da sfondo e in breve siamo all'auto.
Arrivati all'auto ci dirigiamo verso l'Agriturismo Capitello Tel. 0423 545167 li vicino (900metri) per godere ancora, dalla sua terrazza panoramica, di questi splendidi panorami, assaporando un buon calice di prosecco e i piatti della tradizione contadina.
Galleria Fotografica
Cosa vedere
Santuario Madonna dell'Albera edificato nel XV secolo ove prima preesisteva un piccolo ospedale con cappella campestre./p>
El canton dei seri lungo il percorso. E' un luogo di una grande bellezza naturalistica, un tempo regno dei becaccini
Punti di ristoro
nessuno
Curiosità
Sul significato del toponimo "Monfumo" si dibatte ancor oggi; alcuni sostengono che esso derivi dalla presenza di nubi attorno alla cima delle colline. Un teoria forse più improbabile ma sicuramente più affascinante lega il nome Monfumo alla presenza di fortilizi longobardi. I militari di presidio segnalavano agli altri fortilizi eventuali pericoli attraverso delle segnalazioni di fumo...un po' come gli Indiani d'America.