Siamo nel 1480 e quello che oggi è il più piccolo comune della marca era un centro di una certa importanza tanto da avere un podestà nominato da Venezia.
50 anni prima a Portobuffolè si era insediata una piccola comunità ebraica il cui capo era titolare del banco dei pegni.
Naturalmente le comunità cristiana ed ebraica non si guardavano di buon occhio e gli ebrei erano spesso visti come usurai. Ogni pretesto era buono per darsi addosso.
Durante il periodo pasquale un piccolo mendicante che si aggirava per Portobuffolè all'improvviso sparì, suscitando grande sgomento tra la popolazione. Si pensò subito ad un omicidio compiuto dalla comunità ebraica per poter usare il sangue di questo piccolo nel compimento dei riti pasquali (come era accaduto a Trento 5 anni prima).
Il podestà seguendo l'istinto dell'opinione pubblica fece arrestare i capifamiglia ebrei e mise gli altri membri della comunità agli arresti domiciliari. Seguì un po' di trambusto generale con l'invio di vari incaricati da Treviso e Venezia poichè la Repubblica voleva garantire la sua imparzialità nelle dispute... diciamo religiose.
I 5 accusati tra processi e ricorsi a Portobuffolè furono trasferiti a Venezia per far si che i giudici non fossero condizionati dall'animosità popolare. 3 di loro sotto tortura confessarono il misfatto.
Il 6 Luglio 1480 nella città lagunare venivano mandati al rogo i 3 infanticidi, gli altri due furono condannati al carcere per due anni e al successivo bando da tutti i territori della Repubblica.
Alla piccola vittima fu attribuito il nome di Sebastiano Novello e fu fatto Beato Martire della Chiesa Cattolica.