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Storie e Leggende Trevigiane

Chi erano i Bisnenti ?

Bisnenti

Ne avete sentito parlare , specie in relazione al Palio omonimo che si svolge ogni anno sul Montello, ma chi erano poi questi Bisnenti ?

Il termine "bisnenti" significa due volte niente, originariamente con questo appellativo venivano chiamati i contadini senza terra e i boscaioli senza bosco; persone cioè che vivevano nell'assoluta povertà.

Ma durante tutto l'800 con il termine Bisnenti vennero denominati gli abitanti dei paesi montelliani, circa 8.000 persone, la cui unica fonte di sussistenza consisteva nel rubare il legname del Montello.

COME MAI RUBARE ?

Dobbiamo fare un salto indietro, durante il periodo di dominazione veneziana, e quindi fino alla fine del 700, la Repubblica della Serenissima aveva destinato quest'area collinare all'esclusiva coltura dei Roveri (indispensabili per la costruzioni delle navi , su cui si fondava la fortuna e la forza di Venezia).
Venezia aveva allontanato gli abitanti dalla zona che cacciati dalla loro terra erano diventati dei boscaioli al servizio dell'Arsenale, vivendo però questa condizione come un'usurpazione dei diritti d'uso che essi vantavano da secoli.

Pertanto nonostante il fatto che questi ex abitanti fossero occupati nella manutenzione del bosco e che potessero usufruire dei suoi prodotti secondari, molto frequenti erano i furti di legname e le pratiche di pascolo abusivo.

Per procurarsi la legna da ardere o da scambiare dovevano evitare la polizia con astuzia, velocità e un briciolo di fortuna.

La Repubblica di Venezia sorvegliava l'area tramite i "saltari", i guardiani del bosco che avevano il loro quartier generale presso la Provvederia di Giavera, ove c'erano anche le prigioni. Numerose furono le multe e le detenzioni.

MA A VOLTE SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO...

e infatti la caduta della Serenissima e l'arrivo dapprima dei Francesci e poi degli austriaci aggravò le condizioni degli ex montelliani, a cui non furono più riconosciuti i vantaggi goduti sotto la Repubblica del leone.

La reazione scontata della gente locale fu di cercare di sopravvivere praticando delle scorrerie ai danni del bosco, che d'altronde caduta Venezia, non era più sottoposto ad una rigida manutenzione, sebbene permanesse una sorta di amministrazione presso la Provvederia di Giavera.

L'arrivo dei Savoia e la vendita da parte del demanio di grandi quantità di piante impoverì notevolmente l'area, rendendo drammatica la situazione dei bisnenti...non c'erano più lavori di taglio, piantumazioni e manutenzioni da fare.

L'unica maniera di sopravvivere era rubare legname e piante, eludendo la sorveglianza e barattare tutto questo con del cibo...si aprì una vera e propria questione montelliana.

Si cerco di porre rimedio alla situazione con la legge Bertolini-Chimirri (1892) che stabilì la sdemanializzazione del colle e la sua assegnazione per metà ai "bisnent" a titolo gratuito e la vendita dell'altra metà in poderi (dai quali nacquero paesi come Santi Angeli e Santa Croce).

Per cercare di praticarvi l'agricoltura, si procedette a disboscare quasi l'intero colle senza pensare che...mancava l'acqua. Dell'antico bosco di roveri, cuore della Serenissima e fonte di sostentamento per molti abitanti del luogo non rimase più nulla.

La spartizione del Montello non risolse i problemi dei montelliani e più di qualcuno, in breve tempo, cedette le proprie quote di terreno per cercare un'alternativa migliore.

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