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Storie e Leggende Trevigiane

Oh Signor da Vidor!

Quante volte l'avete sentito dire? E' un'espressione tipica delle nostre zone che indica sorpresa, stupore.

Per ricercarne l'origine, dobbiamo andare al medioevo nella zona circostante all'Abbazia di Santa Bona a Vidor che allora era un importante porto fluviale.

Lungo il fiume Piave esistevano vari "passi barca" per trasportare merci e persone da una parte all'altra del fiume.

L'area circostante a Vidor era molto importante perchè la distanza tra i due argini era inferiore rispetto ad altre parti e perchè dalle sue sponde si diramavano importanti vie di comunicazione.

Passare da una sponda all'altra del fiume era molto oneroso all'epoca e visti i lauti guadagni all'orizzonte ci fu sempre un'accesa rivalità tra i vari passi barca dell'area.

Le varie famiglie della nobilità trevigiana (i da Camino, i da Vidor, i Romano, i da Onigo, i da Ciano) , cui facevano capo questi passi barca erano l'una contro l'altra ...in uno schema di alleanze , guerre e tradimenti.

e in questo clima di profonda incertezza la popolazione inventò questa storiella:
“O' Signor da Vidor ciolé la barca e vegnéme a cior;
che quel da Zian l'é n pore can;
quel da Bigolin l'é massa picenìn;
quel da Col nol me vol
e de quel de Onigo no me fido.”

in Italiano "o Signore da Vidor, prendete la barca e venitemi a prendere; che quello di Ciano è un poveraccio; quello da Bigolino è troppo piccolino; quello di Covolo non mi vuole e di quello di Onigo non mi fido!".

il "SIGNOR DA VIDOR" era l'unico che estraneo agli scontri dell'epoca tra i nobili, riusciva a mettere tutti d'accordo e a far attraversare il fiume senza inganni.

MA ESISTEVA VERAMENTE UN SIGNOR DA VIDOR ?

Possiamo identificare i "signori da vidor" come la famiglia Reghin che per secoli gestì il passo barche di Vidor per conto dell'Abate dell'abbazia di Santa Bona e che quindi era al di fuori delle diatribe tra i signorotti circostanti.

La costruzione dei ponti di legno sul Piave, fece venir meno la necessità dei traghettatori e il mestiere andrò subito in disuso.

A testimoniare quest'epoca, a Covolo in località Barche, su un muro sopravvissuto ai bombardamenti della 1a Guerra MOndiale, c'è ancora un anello di ferro, detto "s'cionèla", per l'attracco delle imbarcazioni.

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